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La produzione agricola

Analisi quantitativa: L’areale è caratterizzato dalla presenza di micro imprese agricole che raramente risultano organizzate e/o aderenti a vere e proprie filiere produttive. Il clima temperato favorisce la coltivazione della vite, dell’ulivo, di cereali, frutteti e ortaggi (tutti prodotti rappresentativi della dieta mediterranea patrimonio UNESCO).

Analisi qualitativa: Dall’analisi qualitativa delle produzioni che insistono sul territorio si è potuto pervenire al loro raggruppamento in una tipologia che si è pensato di denominare Piccole filiere scarsamente organizzate e mix di micro-produzioni locali di elevata qualità.

Queste micro filiere hanno una piccola dimensione territoriale e produttiva. In alcuni casi non si può neanche parlare di vere e proprie filiere, ma di un mix di produzioni tipiche con un mercato per lo più locale, che non oltrepassa la dimensione comunale.

Le quantità prodotte sono limitate, con standard qualitativi disomogenei dovuti a:

– frammentazione dell’offerta tra piccole e piccolissime imprese familiari a tempo parziale;

– basso livello di innovazione;

– scarsa adesione a regimi di qualità che stimolino il rispetto di standard comuni e protocolli omogenei con relativa certificazione;

– carenza di strutture comuni di trasformazione e commercializzazione.

Le produzioni agricole e zootecniche riflettono l’esistenza di un grande bacino di biodiversità di specie vegetali e animali. La mancanza di standard qualitativi è in parte riconducibile a questa biodiversità, in parte al fatto che le pratiche produttive, più che a rigidi e codificati protocolli, sono ancorate a “saperi locali” incorporati nelle produzioni, che variano da produttore a produttore in alcuni aspetti (pre-trattamento delle materie prime, trasformazione, conservazione, condizioni igienico-sanitarie della lavorazione, ecc.) e che si tramandano di padre in figlio o tra parenti.

Come si è detto, la domanda è prevalentemente locale, nelle aziende che praticano turismo, nella distribuzione al dettaglio e nella ristorazione. Tuttavia, esistono ampi margini per migliorare l’ampliamento del mercato per queste produzioni. Gli sbocchi di mercato sono in espansione non solo in ambito locale, ma anche regionale e nazionale. L’integrazione con la domanda turistica è decisiva a questo riguardo. La domanda crescente di cibo di qualità e di prodotti della dieta mediterranea, cui questi prodotti concorrono in modo rilevante, può trovarsi in nicchie di mercato in espansione. Per fornire una risposta a questa domanda è necessario apportare soluzioni organizzative che creino e/o rafforzino le filiere esistenti (tabella 1): partnership tra produttori ed enti di ricerca; reti di imprese tra agricoltori, imprenditori turistici, servizi di ristorazione; “comunità del cibo” che valorizzino i prodotti sul fronte locale grazie al contributo di vari stakeholders e riaffermino il valore nutrizionale e culturale delle produzioni tipiche, ecc. Queste innovazioni organizzative attuate dalle SNAI possono spingere nuovi investimenti e nuovi produttori ad aumentare l’offerta esistente. Senza contare lo sviluppo delle relazioni con i farmers market (i cosiddetti mercati contadini), i gruppi di acquisto solidale (GAS) e i negozi per la vendita diretta e la consegna a domicilio. Su queste innovazioni organizzative si stanno sviluppando diverse esperienze nelle aree interne e sicuramente policy come la SNAI o il LEADER ne alimenteranno in questi anni una maggiore diffusione.

Nella tabella che segue sono state sintetizzare le caratteristiche delle micro filiere locali censite:

Tipologia di filieraStruttura offertaCaratteristiche domandaFabbisogni organizzativi
Piccole filiere
scarsamente
organizzate e mix di
micro-produzioni
locali di elevata
qualità
Contrazione offerta nelle
decadi recenti
Mercati prevalentemente localiCooperazione orizzontale e
integrazione verticale (consorzi
tra imprese, reti di imprese)
Offerta frammentata,
quantità limitate, standard
qualitativamente
eterogenee rispetto alla
domanda
Necessità di adeguare gli standard
qualitativi e sanitari
Partenariati di progetto per
l’innovazione, inclusivi di centri
ricerca e sperimentazione
Piccole e piccolissime
imprese familiari.
 Reti di impresa tra attività
agricole e imprese turistiche,
artigianato tipico, servizi di
ristorazione
Basso livello di
innovazione (es. zootecnia
ovina)
Insufficiente integrazione con la
domanda di turismo naturalistico
ed eno-gastronomico
“Comunità del cibo” costituite
da produttori, trasformatori
locali, consumatori, Istituti
scolastici, Enti locali e vari
portatori di interessi
Scarsa adesione a regimi di
qualità
Domanda crescente di prodotti
della dieta mediterranea
Fabbisogno diffuso di strutture
di trasformazione e stoccaggio
Carenza di capacità di
trasformazione e
commercializzazione
Domanda crescente di cibo con
alta specificità e caratteristiche
organolettiche
Adesione a regimi di qualità
certificata
“Saperi locali” incorporati
nelle produzioni tipiche
 Legami con farmers markets,
gruppi di acquisto solidale,
negozi per la vendita diretta e
consegna a domicilio
Elevata biodiversità
animale e vegetale
 Strumenti di promozione e
marketing sui mercati locali