Vai al contenuto

Lo sviluppo del territorio

Ai fini della redazione del presente Piano di Sviluppo del territorio a cui appartengono i quattro comuni oggetto di analisi e studio, appare utile riportare alcuni spunti di riflessione estratte dal documento “Rafforzare le relazioni urbano-rurali: il contributo della rete leader e il ruolo attivo dei GAL tra analisi, progettazione e sperimentazione”:

In un contesto di crescente interdipendenza tra spazio urbano e rurale, le dinamiche che attraversano le aree rurali non possono essere comprese né affrontate separatamente da quelle che interessano i centri urbani. Alla luce di questo quadro, non è più praticabile un approccio uniforme allo sviluppo rurale, né risulta utile fare riferimento a modelli nostalgici. Le politiche territoriali devono essere ripensate tenendo conto della diversità dei contesti e della crescente articolazione funzionale dei sistemi territoriali. È necessario adottare un approccio selettivo, differenziando strategie e strumenti in funzione delle specificità territoriali e delle rispettive potenzialità. Superare la tradizionale contrapposizione tra urbano e rurale è una condizione imprescindibile. Le interconnessioni tra città e aree rurali si esprimono attraverso flussi di persone, beni, conoscenze e servizi, che definiscono una geografia funzionale in continua evoluzione.

Ne consegue che le prossime politiche programmatorie dovranno tenere ben presente che la qualità della vita urbana è strettamente connessa alla capacità delle aree rurali di garantire servizi, approvvigionamenti sostenibili, gestione responsabile delle risorse e bilanciamento territoriale. In ragione di questo rapporto biunivoco, anche lo sviluppo delle aree rurali – incluse quelle in declino demografico come quella emarginata nel presente Piano – richiede un’efficace connessione con le reti urbane. Tale integrazione dovrà fondarsi su relazioni funzionali che possano favorire e facilitare la circolazione di persone, servizi, competenze e innovazione. Il rafforzamento di queste interazioni può contribuire a migliorare l’accessibilità, sostenere la diversificazione economica e favorire un utilizzo più efficiente e sostenibile delle risorse territoriali.

È necessario superare l’approccio strategico che, a volte vanamente, ha posto in essere azioni di promozione territoriale al fine di attrarre nuovi residenti stabili come principale leva di sviluppo turistico e dunque funzionale alla generazione di nuova occupazione. Tale politica di sviluppo, a volte, non funziona perché non sempre risulta sostenibile né coerente con le caratteristiche strutturali del territorio. Nel passato, dove tale politica ha funzionato si registrava la presenza di servizi di base, infrastrutture adeguate e opportunità economiche.

Molti fattori fanno pensare che sia necessario fuoriuscire da tale logica dell’incremento di nuova residenzialità: esistono aree che, a causa di condizioni storiche, geografiche o strutturali, non hanno mai raggiunto livelli di popolazione tali da sostenere autonomamente reti sociali ed economiche stabili. In altre, vincoli ambientali e isolamento geografico rendono improbabile un reinsediamento durevole. Anche il turismo, spesso invocato come strumento di rilancio, non può essere considerato una soluzione universale. La sua sostenibilità dipende dalla capacità di generare valore a lungo termine, di integrarsi con le risorse e le comunità locali e di evitare effetti distorsivi, come la stagionalizzazione o la pressione sui beni comuni.

Le nuove tendenze portano all’implementazione di nuove forme di sviluppo funzionali alla creazione ed alla promozione di nuove forme di abitabilità intermittente e multifunzionale, che possa valorizzare il territorio rafforzando la capacità di accoglienza e servizio in modo sostenibile. In altri termini, l’obiettivo non è necessariamente “riempire” gli spazi rurali, ma attivarli in modo intelligente e coerente con le loro vocazioni. Così facendo gli attori locali (agricoltori, artigiani, operatori culturali, enti pubblici) diventano catalizzatori di innovazione territoriale, capaci di (ri)generare valore ecologico e sociale anche in assenza di una popolazione residente permanente.

In questo quadro, i documenti di programmazione dovrebbero promuovere modelli territoriali policentrici e integrati, in grado di valorizzare la complementarità tra aree a diversa densità e funzione. Ciò comporta un cambiamento di prospettiva: le aree rurali devono essere riconosciute non come spazi marginali, ma come nodi attivi di un sistema territoriale articolato e resiliente.